IMPARA A DIRE DI NO
Ê importante saper dire di no?
Si, lo è, perchè è un modo per difendere il nostro confine, per fissare un limite, che poi ci permette di saper riconoscere e rispettare quelli degli altri.
Temiamo di dare un dispiacere, di sembrare cattivi ed egoisti, i guastafeste di turno.
Invece è essenziale saperlo fare, senza essere aggressivi, bensì risoluti e fermi.
Un No detto bene è più che sufficiente. Se ne occorrono di più, molto probabilmente non abbiamo comunicato in modo inequivocabile che il nostro rifiuto era prerentorio e non negoziabile.
Un No è no: forse, magari, più tardi, vedremo, chissà non sono sinonimi. Aprono possibilità che il no non prevede.
La nostra gentilizza, la nostra buona volontà, l’intenzione di non ferire gli altri talvolta possono ostacolarci .
Vi invito tuttavia a riflettere sul fatto che asserire la propria volontà dinanzi ad una richiesta non può essere il termometro della vostra bontà. Semplicemente dire di si significa desiderare ed accogliere qualcosa, dire di no significa non desiderare e non accogliere qualcosa. IMPARA A DIRE DI NO
Molto spesso siamo troppo adattati, tendiamo a regredire ad una fase infantile, quando non riuscivamo ad opporci alle richieste genitoriali e delle figure di riferimento.
Secondo l’analisi transazionale il nostro Io, può sperimentare tre stati.
- IL GENITORE: quella parte di noi normativa, che ha introiettato il modello genitoriale, il loro sistema di valori, credenze e condotte;
- IL BAMBINO: quella parte di noi che ha immagazzinato tutto quello che ci è accaduto in passato, nell’infanzia, e che può essersi cristallizzata in un’esperienza difficile;
- L’ADULTO: quella parte di noi che vive nel qui ed ora, in armonia e presenza, e che tiene le fila delle varie figure interiori.
Quando interagiamo con gli altri, noi seguiamo dei copioni, dove le varie parti del nostro Io “giocano”.
Se la parte bambina prevale molto facilmente saremo troppo adattati e avremo difficoltà nel dire di no.
Le richieste altrui potrebbero sopraffarci frequentemente.
Oppure potremmo faticare solo in determinati contesti o solo nei confronti di un determinato tipo di persona, dinanzi alla quale torniamo appunto piccoli.
Se invece il Bambino si esprime poco e ancora fatichiamo in tal senso, allora probabilmente è la parte genitoriale che avendo preso il sopravvento ci fa sentire in dovere di dare e fare ad oltranza, assumendoci così responsabilità e carichi altrui.
Relazionandoci con la modalità Genitore attiva rischiamo di diventare eccessivamente normativi e severi.
Potremmo anche incarnare il ruolo del Salvatore, nutrendo il nostro ego e sentendoci importanti per gli altri. Salvo poi accumulare dosi massicce di frustrazioni ed aspettative.
Il passaggio da Genitore a Salvatore a quello di Persecutore può anche essere relativamente veloce.
Non conoscete nessuno che sembrava essere la persona più gentile e disponibile del mondo, ed ad un certo punto si è trasformato in un soggetto astioso, bilioso, vendicativo e pronto a recriminare? Spacciandosi anche per vittima dell’egoismo altrui?
Riconoscete in voi la tendenza ad assecondare eccessivamente gli altri ?
Vi invito ad un esercizio di osservazione interiore. IMPARA A DIRE DI NO
Se desiderate fare un test per valutare il vostro grado di assertività lo potete trovare qui.
Provate a riflettere e chiedervi se ci sono alcuni tipi di persone che vi fanno sentire piccoli, inferiori e vulnerabili al punto tale di non poter dire di No.
Un capo, la suocera, un amico.. sono giusto esempi.
Potete inziare anche per aree, quella familiare, quella lavorativa, quella sociale e via discorrendo.
Una volta inquadrata la tipologia di persona potete osservare se ci sono alcune azioni che vi inibiscono maggiormente.
Il volere evitare un diverbio, quando venite rimproverati, quando avete paura di sbagliare, quando vi sentite indispensabili.
Se vi va mettele per iscritto queste osservazioni; mettere nero su bianco alcune questioni ci permette di poterle analizzare meglio.
Alla fine potreste rendervi conto che in alcune situazioni per voi è più facile non adattarvi e quindi al caso sapete dire di no. Non ci adattiamo a tutti/tutto nello stesso modo.
Iniziamo ad allenarci, è come per gli addominali.
La prima volta non riusciamo nemmeno a staccarci dal pavimento.
La seconda volta sforziamo inutilmente la zona del collo.
La terza riusciamo almeno a sentire una tensione proprio nei punti giusti.
Vi lascio uno schema: elencate le persone davanti alle cui richieste faticate a dire di no.
L’ordine è crescente. La prima sarà quella persona alla quale sapete dire di no alla perfezione, l’ultima sarà quella davanti le cui richieste non sapete mai tirarvi indietro.
La mia lista, per darvi un’ idea.
- un perfetto sconosciuto
- un superiore
- un amico
- mia madre
- mia figlia
Adesso che avete stilato la lista dei vostri personalissimi top five, cercate di immaginare come poter articolare il vostro diniego, a secondo della persona .
Se una cosa non ci viene spontanea possiamo prepararla in anticipo.
Ecco alcune idee per iniziare a sperimentare il rifiuto in modo relativamente soft.
ci devo pensare – non ne abusate e chiudete alla fine la pausa di riflessione con un diniego, altrimenti diventa un mero non affrontare di petto la questione.
non posso, mi dispiace – non giustificatevi con mille e più ragioni. Quando dite di no avete le vostre ragioni. Al limite date spiegazioni.
questa volta non posso, mi spiace – da usare solo se veramente in un prossimo futuro vorrete dire di si
proponete alternative – alternative, non offrite soluzioni. Altrimenti è dire di si. “Non posso accompagnarti a fare la spesa, magari tua madre?” è un’alternativa. ” Non posso accompagnarti, ma aspetta ti faccio la spesa on line” è una soluzione. Quindi un si.
Siate gentili, pacati, esprimete come vi sentite nel dire di no (mi dispiace), fate in modo che sia chiaro che rifiutate la richiesta e non la persona.
Potete iniziare ad immaginarvi la situazione e poi, quando magari vi sentite più saldi, potete anche farvi aiutare in questa pratica da qualcuno. Un amico ad esempio, potreste divertirvi e fare esperienza in modo pratico.
Vi sembra difficile? Può esserlo, anche perchè dire di no molto spesso ci fa sentire in colpa.
Dire di no può darci la sensazione di tradire qualcuno, da li lo sgradevole peso.
Iniziamo a pensare che in questi frangenti con un eventuale senso di colpa si può tranquillamente convivere.
E se ancora fatichiamo, possiamo chiederci con spietata schiettezza quanto tradiamo noi stessi ogni qual volta diciamo un si non sentito e sincero.
Partiamo da qua, prossimamente vedremo quali sono i nostri trigger point, quali sono le ingiunzioni che sentiamo tuonare dentro di noi davanti le richieste altrui e che ci fanno dire nostro malgrado di si.