A Settembre
Siamo alla fine di agosto, complice un clima che ha portato quasi ovunque fresco e piogge, aleggia la sensazione che l’estate stia volgendo al termine.
Oltre che con un cambio di guardia meteorologico, il Cielo ci ricorda anche con un cambio di guardia astrologico che siamo passati da una stagione ad un’altra, da quella del Leone a quella della Vergine.
La Vergine è un segno di Terra e arriva a chiudere la stagione estiva, una sorta di cerniera tra i mesi più caldi dell’anno, dove tutto è splendente, ridondante, opulento e generoso, e l’autunno.
A Settembre
Compito della Vergine è quello di comprendere misura e qualità delle risorse accessibili, di quelle che possono essere distribuite e di quelle che vanno conservate in vista di periodi di scarsità.
Ma sa anche rientrare nei ranghi del quotidiano, per ritrovare una routine più ordinata, e sa elaborare metodi per affrontare nuove e vecchie questioni. L‘ invito di questo Sole è quello di esplorare tutti i modi possibili per utilizzare la nostra energia ed esperienza per realizzare qualcosa di concreto, utile e che porti con sé risultati tangibili e concreti.
Non è un caso che questo periodo sia una sorta di piccolo “capodanno”, dove fioriscono proclami e buoni propositi:
“andrò tutti i giorni a camminare, proprio come in vacanza! “
“mi iscrivo a quel corso di Excel avanzato che rimando da dieci anni! “
A Settembre
“frutta e verdura sempre, e Bio! “
Ovviamente sono esempi scherzosi ma credo che anche voi, come me e tanti altri, abbiate il vostro personale elenco di cose da fare per settembre.
Però quest’anno, complice un’estate per me fuori dal consueto, ho deciso di assecondare anche un altro aspetto dell’archetipo.
La Vergine è anche un segno intimamente connesso con la Natura, i suoi ritmi e i suoi cicli.
Quindi sicuramente colgo l’importanza di rimettersi in pista, ma desidero indugiare ancora per un po’ in quella dimensione che gli psicologi ambientalisti chiamano soft fascination.
A Settembre
Sostanzialmente ci ricordano che nella vita, non è “sano” essere sempre e solo svegli e concentrati, tenendo alta e forte l’attenzione (hard fascination). Ci suggeriscono di trovare piuttosto modalità dove la nostra mente sia nelle condizioni adatte per distrarsi, vagabondare, immergersi nelle cose piuttosto che accumularle, come seguendo il ritmo di un’onda.
Il vivere esperienze a contatto con la Natura è una delle vie più veloci ed accessibili per sperimentare la soft-fascination. Anche una breve passeggiata nel verde ci permette da subito di rilasciare stress, di entrare in uno stato di attenzione morbida, dove sviluppiamo un sentire diffuso e soffuso. Dove possiamo cogliere mille stimoli, un uccellino che canta, il rumore del vento, il suono dei nostri passi sulle foglie e sentirci contemporaneamente parte del processo.
Dove attenzione e pensiero che vaga libero magicamente coesistono, in questo stato particolare possiamo anche ricaricare le pile e riemergere con nuove consapevolezze, idee e progetti.
Come se il lasciare andare per un poco l’attenzione focalizzata ci permetta di attingere a risorse già presenti in noi ma nascoste, non raggiungibili tramite la volontà e l’azione, ma piuttosto nella dist-r-azione.
Si sviluppa un pensiero laterale, siamo più fluidi ed ispirati.
Anche da Oriente arrivano indicazioni simili.
Dal Giappone, ad esempio, dove a partire dagli anni Ottanta si è diffusa la pratica dello Shinrin-Yoku: letteralmente significa bagno di foresta.
Potremmo tradurlo concretamente praticando delle vere e proprie immersioni nel bosco, non è solo una semplice, per quanto già assolutamente godibile, passeggiata.
E piuttosto un momento che prendiamo per noi stessi, con l’intento di riconnetterci con le nostre parti più profonde attraverso il contatto con la Natura, vissuto a 360 gradi, utilizzando tutti i nostri sensi.
Nel paese del Sol Levante questa pratica è molto diffusa, i medici stessi prescrivono sessioni e viene rimborsata dal servizio sanitario nazionale come cura coadiuvante in presenza di patologie, come ad esempio le forme auto immuni.
Benefici a livello fisico si riscontrano con un drastico calo dello stato infiammatorio e riduzione degli indicatori di stress .
A livello mentale ed emotivo si riscontra un generale stato di quiete prima, e successivamente di rinnovata energia.
Se non è possibile prendersi ampi spazi per passeggiare nelle foreste, possiamo almeno fermarci e ritagliare nell’arco della giornata un momento di ozio.
A Settembre
Nella nostra società tesa spasmodicamente verso il fare, il risultato e il successo, l’ozio è visto come l’anticamera di tutti i mali.
Se non facciamo nostra questa visione, possiamo piuttosto abbracciare il sentire degli antichi greci, che consideravano l’ozio come uno spazio necessario, per il proprio benessere, la propria individualità e creatività.
Non è un mero riposo passivo, anche se stendersi sul divano può avere il suo perché al termine di una giornata impegnativa. E piuttosto da intendersi come uno spazio dove sospendendo l’azione, possiamo dedicarci alla contemplazione e tornare in contatto con noi stessi, riscoprire il piacere di pensare e lasciar andare organizzazione e controllo.
E vivere la dimensione dell’Essere e non solo quella della Fare.
Per uscire dal cortocircuito esistenziale che siamo quello che facciamo.
Non solo, anche.
Molte persone sperimentano l’horror vacui, la paura sottile che attanaglia quando sembra di non avere nulla da fare. Quando si presenta un momento dove possiamo stare da soli, in compagnia di noi stessi, ecco che sale un senso di ansia.
L’idea di poterci ritrovare vis-à-vis con noi stessi, i nostri limiti, i nostri nodi e più in generale le parti di noi che giudichiamo e alle quali non vogliamo prestare ascolto, ci provoca sgomento e può spingerci a riempire ogni singolo momento delle nostre vite di attività, impegni, sollecitazioni.
Avremmo bisogno anche noi di fermate del treno come quella di Seiryu Miharashi Eki.
Il convoglio che transita lungo questa direttrice nella prefettura di Yamaguchi si ferma qui, i passeggeri se lo desiderano possono scendere, ma non possono far altro che contemplare il paesaggio intorno (sotto scorre il fiume ,circondati da boschi e montagne); il treno su cui raggiungere altre destinazioni riparte dopo circa un quarto d’ora.
Una fermata ferroviaria letteralmente nel nulla.
Un non luogo, dove si può solo scendere e stare. Nessun posto dove andare e nulla da fare. Non si può nemmeno uscire dalla stazione: una banchina, una tettoia e null’altro, appena fuori da una galleria.
Inutile?
Al contrario, essenziale. Per ricordare ai viaggiatori e più in generale a tutti quanti noi che va bene fermarsi, che solo fermandosi e rimanendo con quel che c’è in quel preciso momento, senza voler/dover fare qualche cosa, ci si può riconnettere e scoprire uno spazio dove riflettere, sentire ed aprirsi all’ Essere.
Quindi vi esorto a programmare un atterraggio nel vostro quotidiano il più possibile morbido e graduale. Concedetevi momenti da trascorrere nella Natura, almeno all’aria aperta.
Va bene anche solo mezz’ora al giorno, nel giardino di casa, in un parchetto o in un bosco.
Concedetevi un momento di ristoro e ricarica, fisica e mentale.
Ne gioverete sicuramente e magari, seguendo un input molto vergineo, potrete instaurare una nuova routine!
Se vi sembra che il rientro post vacanze sia un po’ troppo pesante, vi rimando alla lettura di QUESTO articolo, troverete suggerimenti per affrontarlo al meglio .