IL BAMBINO INTERIORE – Chi sei?
Alla domanda “chi sei” in genere la risposta è : sono/mi chiamo YWZ… ho 50/30/27.. anni e sono un medico/casalinga/meccanico… insomma le variabili sono davvero tante ma il concetto di base è che quando rispondiamo a quel genere di domanda risponde il nostro Io. IL BAMBINO INTERIORE – Chi sei?
Anche quando l’anagrafe e lo specchio ci parlano di un Io adulto, dobbiamo essere consapevoli che in noi vive ed agisce una parte bambina, il/la nostro/a bambino/a interiore.
Il bambino interiore è rappresentato dall’ archetipo dell’ Innocente. Una forza motrice tanto elementare quanto potente.
Come sono idealmente i bambini? Sono fiduciosi, amano e accolgono l’amore, sperimentano, giocano, scoprono. Squisitamente nel qui e ora. Non ancora ingabbiati da mille divieti, limiti, regole. Seguono e vanno ovunque li porti il Cuore . L’innocente crede nella Vita, in se stesso , negli altri , a partire dai propri Genitori.
È un serbatoio al quale accedere per avere nel nostro quotidiano fiducia, purezza, divertimento, leggerezza, apertura nei confronti della Vita.
Fiducia
Le note dolenti suonano quando nella nostra prima infanzia abbiamo sofferto, non siamo stati accolti e accuditi con amore, non sono stare riconosciute e valorizzate le nostre peculiarità, siamo stati criticati, vessati , derisi, abusati… avremo introiettato allora sentimenti di inadeguatezza, umiliazione, mortificazione, paura, solitudine.
Quando siamo piccoli non ci sono confini tra la nostra realtà interiore e quella esteriore.
Via via che ci portiamo nella fase adulta della nostra vita, tracce di quelle antiche sofferenze vengono sepolte e proiettate in genere all’esterno. Ecco che osservando il mondo con lo sguardo di un bambino ferito nel profondo, questo ci apparirà come un posto non accogliente, giudicante.
Avremo dei bisogni essenziali, come quelli di accudimento, riconoscimento, nutrimento affettivo profondamente insoddisfatti e cercheremo, dagli altri, ciò che ci è mancato. Cercheremo di colmare nostre lacune interiori guardando sempre all’esterno.
Questa reazione ci condanna a rivivere nuovamente vecchi dolorosi copioni. Tendiamo a ricreare antiche situazioni, cercando di risolverle . Assegnando a partner, amici, figli , colleghi di lavoro dei ruoli ben precisi. Ponendoci inconsapevolmente in un ruolo di dipendenza e bisogno.
Per spezzare questo cortocircuito è necessario accettare la “caduta”. L’innocente deve cadere , uscire dal mondo della dualità. Dove tutto è o bene o male. Lasciar andare quel senso di assoluto, che lo porta giocoforza a sentirsi in colpa o sbagliato se non è perfetto. La fiducia non può essere assoluta cecità.
Il primo passo da fare è riconoscere le proprie ferite.
Accettare il fatto di essere stati feriti, che ci è mancato qualcosa. E che queste lacune non possono essere sempre colmate. Ma dobbiamo esserne consapevoli e dobbiamo sentire profondamente che l’unico medico possibile siamo noi . Nessuno meglio di noi può realmente sapere cosa ci è mancato o quanto e in che cosa siamo stati feriti.
Quando il nostro bambino interiore è sofferente è come se fosse in disparte, addirittura nascosto. E una parte di noi che però non cresce e non si manifesta insieme alle altre; come se fosse sempre indietro. Impedendoci di fatto di attingere ad un’energia potente e preziosa.
Se niente e nessuno di quel che incontriamo “fuori” può davvero guarire La ferita, dovremo agire da l’interno. Solo noi possiamo ricontattare la nostra parte bambina. La nostra parte adulta può diventare il buon genitore della parte bambina. Con amore, rispetto, ascolto, fiducia, attenzione, cura, pazienza.
Gradualmente dovremo creare uno spazio dove possa manifestarsi sentendosi sicura e protetta. Quando l’avremo ricontattata potremo prenderla per mano ed aiutarla a crescere .
La nostra parte adulta porta sostegno, protezione, contenimento e riconoscimento. La nostra parte bambina ci donerà in cambio la sua energia primordiale. Strumento di trasformazione e di realizzazione del nostro vero SE.
Utilizzando un’espressione cara a Bettelheim, dovremo essere una madre e un padre sufficientemente buoni.
Consapevoli del fatto che la ricerca della perfezione non ha senso, che i bambini sono essere umani già completi, da ri conoscere e conoscere.
Che il rapporto genitore figlio è squilibrato, perché i genitori danno e i figli prendono. Che i figli vanno sostenuti e non controllati.
Che quel che conta davvero è dare un presente sereno, perché il futuro sarà responsabilità del figlio.
Possiamo iniziare a scindere dentro di noi l’archetipo del Genitore rispetto ai nostri reali genitori. Che come noi sono essere umani, e che a loro volta possono aver sofferto .
Possiamo arrivare ad amare ed onorare i nostri genitori per quello che ci hanno dato. Lasciando andare con altrettanto amore quello che purtroppo ci è mancato o non è stato come avremmo voluto.
Perché i genitori danno nel bene e nel male. E i figli ricevono nel bene e nel male.
I genitori che abbiamo avuto sono i migliori che avremmo potuto avere.
E’ l’anima del bambino che attira i genitori più adatti per il percorso evolutivo scelto.
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